Il commento di Vittorio Feltri sulla realizzazione o meno del Ponte sullo Stretto di Messina. Ecco cosa ne pensa il giornalista.
La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina è argomento caldissimo. Dopo il video che ha “imbarazzato” Elly Schlein, ecco anche il commento di Vittorio Feltri che tramite il proprio editoriale per Il Giornale si è esposto formulando alcuni pareri e rispondendo ad un lettore del quotidiano che gli chiedeva delucidazioni in merito.

Feltri e il Ponte sullo Stretto
Su Il Giornale, Vittorio Feltri ha dato un commento generale e poi personale sulla realizzazione o meno del Ponte sullo Stretto. Il giornalista ha subito chiarito: “Il Ponte sullo Stretto è stato per decenni la barzelletta nazionale, un miraggio, un mito. Per oltre cinquant’anni lo abbiamo annunciato, studiato, promesso. Ma non si è mai mosso un bullone. Non perché sia un’opera impossibile, anzi, ingegneristicamente è fattibilissima e avrebbe ricadute enormi sul traffico, sull’economia e persino sull’orgoglio nazionale, ma perché in Italia abbiamo un vizio antico: troviamo sempre una scusa per non fare nulla”.
A questo punto, Feltri ha posto l’accento su cosa abbia impedito fino ad ora la realizzazione del progetto: “Ogni volta che qualcuno prova a mettere mano a un progetto ambizioso, ecco spuntare i professionisti del no. C’è una parte del Paese che vive opponendosi sistematicamente a qualsiasi forma di progresso. Ed è questo il primo vero ostacolo da superare”.
Secondo il giornalista “a certi individui il futuro fa paura perché li obbligherebbe a rinunciare alla comoda rendita della lamentela. Se il Ponte si costruisse davvero, e si costruirà, loro perderebbero l’ennesimo argomento di propaganda. Meglio allora restare nel limbo […]”.
La speranza: ora o mai più
Nella conclusione del proprio editoriale, Feltri ha quindi detto in modo quasi speranzoso: “[…] Io non so se il Ponte si farà davvero. Pare di sì. Bene. Ma so che se non lo facciamo stavolta, non lo faremo mai più. E resteremo un Paese di chiacchieroni, moderni negli slogan e medievali nelle opere. Il mondo va avanti, corre e noi restiamo fermi a discettare se sia giusto o no costruire un ponte che, altrove, sarebbe stato completato già da decenni e ora sarebbe in ristrutturazione”.